Mi domando spesso il motivo per cui il mio sguardo sul mondo, sulla realtà fenomenica, sia uno sguardo che indugia sui dettagli, che scompone l'insieme in minuscoli frammenti, dettagli significanti e autonomi.
Non riesco a reggere una visione d'insieme, rassicurante, nitida, drammaticamente perfetta.
Il mio occhio miope, se non corretto, mi offre una visone naturale imperfetta, sfuggente, macroscopica, senza infinito.
Ed allora, anche i mezzi di rappresentazione della realtà con cui abitualmente opero, sono "piegati" ad offrire visioni incerte, distorte ed inquietanti ad un tempo.
Gli obiettivi cine/fotografici, così splendidamente imperfetti rispetto al sistema occhio/cervello, offrono opportunità espressive sorprendenti, se non ci si ostina a mettere a fuoco le "cose", a ricercare nitidi specchi.
Allo stesso modo Maya. software magnifico e raffinatissimo, può creare mondi immaginifici, con esiti imprevedibili.
E' un uso perverso, lo riconosco, di mezzi pensati per riprodurre la realtà con quanta precisione possibile; eppure è proprio l'indagine sulle possibilità espressive dei mezzi di rappresentazione, a rendere così interessante il reale.
E' un uso perverso, lo riconosco, di mezzi pensati per riprodurre la realtà con quanta precisione possibile; eppure è proprio l'indagine sulle possibilità espressive dei mezzi di rappresentazione, a rendere così interessante il reale.
La mia non è arte, è rappresentazione del mondo, veritiera e soggettiva; espressione di un pensiero consapevole sulla realtà e sui mezzi per rappresentarla.
E questo pensiero, di riconoscere il Vero nella rappresentazione, rende meno noiosa la realtà.