lunedì 28 dicembre 2015

Speculum veritatis

Mi domando spesso il motivo per cui il mio sguardo sul mondo, sulla realtà fenomenica, sia uno sguardo che indugia sui dettagli, che scompone l'insieme in minuscoli frammenti, dettagli significanti e autonomi.
Non riesco a reggere una visione d'insieme, rassicurante, nitida, drammaticamente perfetta.
Il mio occhio miope, se non corretto, mi offre una visone naturale imperfetta, sfuggente, macroscopica, senza infinito.

Ed allora, anche i mezzi di rappresentazione della realtà con cui abitualmente opero, sono "piegati" ad offrire visioni incerte, distorte ed inquietanti ad un tempo.
Gli obiettivi cine/fotografici, così splendidamente imperfetti rispetto al sistema occhio/cervello, offrono opportunità espressive sorprendenti, se non ci si ostina a mettere a fuoco le "cose", a ricercare nitidi specchi.
Allo stesso modo Maya. software magnifico e raffinatissimo, può creare mondi immaginifici, con esiti imprevedibili.
E' un uso perverso, lo riconosco, di mezzi pensati per riprodurre la realtà con quanta precisione possibile; eppure è proprio l'indagine sulle possibilità espressive dei mezzi di rappresentazione, a rendere così interessante il reale.

La mia non è arte, è rappresentazione del mondo, veritiera e soggettiva; espressione di un pensiero consapevole sulla realtà e sui mezzi per rappresentarla.
E questo pensiero, di riconoscere il Vero nella rappresentazione, rende meno noiosa la realtà.